venerdì 17 dicembre 2010

Soddisfazioni - Satisfactions

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Tsukiji-gyaru
Questa foto sta scalando i ranking di flickr da un paio di giorni.
Ora, la foto onestamente non è che sia bellissima ma il soggetto è davvero da perderci la testa.
A me fa piacere, chissà se farebbe piacere anche a lei ;-)
Nessuno la conosce? Ehi, gente di Tokyo! Dico a voi!
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This photograph is ranking up on flickr since two days ago.
Well, honestly the picture isn't that much, but the subject is really breathtaking.
I'm happy 'bout it, who knows if she'd be happy too ;-)
None knows her? Hey, Tokyoites! I'm talking to you!

lunedì 29 novembre 2010

Tutto questo mi mancherà

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Se c'è una stagione che amo è l'autunno.
Questo autunno è stato speciale. So che mi mancherà.
E' un po' come tornare da un pianeta alieno, o svegliarsi di soprassalto da un sogno.
Un gran viaggio, ancora molti rulli di pellicola da sviluppare e un'infinità di scatti digitali di cui fare pazientemente la selezione.
E in fondo è un po' come prolungare il viaggio.
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Shot in Hie Jinja, Takayama, Gifu Prefecture, Japan, with a Canon G11

giovedì 18 novembre 2010

Hirayu no mori: la Guida ha sempre ragione.

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Non si capisce finché non ci si sta dentro.
C'è tutto: abeti, neve sulle cime delle montagne, un piccolo acero rosso, il bambu e una ghiandaia che saltella tra i rami. Stai immerso nell'acqua bollente completamente nudo e sembra di essere in una stampa del secolo scorso.
Decisamente *non* sono come le nostre terme.
E come al solito, la Guida Galattica per gli Autostoppisti la sapeva lunga, e un asciugamano serve sempre.
Io, per inciso, so dov'è il mio asciugamano :-)

domenica 14 novembre 2010

Suntory

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Giuro non volevo cenare col whisky.
Era accanto alle birre, sembrava birra.
Giuro.
Suntory, doveva venirmi in mente. Birra? No.
La apro ed ecco che c'è: la bevanda del buonumore.
La chiamo così quando me la faccio fare dal Blacks: whisky allungato con l'acqua gelata.
E chi se lo immaginava che in Giappone lo vendessero in lattina?
Bah.
Matti.

Ci siamo.

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Ci siamo.
Qui c'hanno la botta.
Ma forte, eh.
Ora lo capisco perché quando vengono in Italia fotografano tutto: noi si fa lo stesso.
Per forza, è un altro pianeta...!
Certo, partire da Fiumicino e incontrare Fabrizio del Noce non è il massimo del benaugurante, tuttavia siamo qui, sani e salvi e un po' in palla.
Sarà il jet-lag, saranno le tizie colle cosce all'aria e le gambe storte, sarà il chilo di ramen che s'è mangiato ieri sera... boh.
Oggi si gira per Ueno. A presto :-)

lunedì 8 novembre 2010

Tiriamo le somme

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Una decina di giorni disconnesso da Facebook sono lenitivi. Davvero, non ci si rende conto di quanto tempo porti via anche soltanto controllare i messaggi e le notifiche, io me ne sono accorto facilmente tirando le somme di tutto quello che mi sono potuto godere in questi giorni e che temo non avrei potuto fare per mancanza di tempo. Ho potuto:
Godermi una bella storia noir ambientata dalle nostre parti che non avevo modo di seguire con attenzione; un bel revival di Huey Lewis in un film e la scoperta che Gwyneth Paltrow non è solo bella ma ha anche una voce da urlo; qualche altro film arretrato ed è un peccato lasciarli lì senza guardarli; scoprire di conseguenza che mi rispecchio in certi film di Truffaut  e che certe citazioni che mi avevano fatto mesi fa non avrei potuto apprezzarle come  posso ora; sistemare la valanga di peperoncini di ogni specie che mi affollava la cucina e il terrazzo; dedicarmi allo sviluppo di pellicole rimaste in sospeso, scansionare i rulli, archiviarli con cura; accendere una volta la pipa e ricordarmi il sapore dei flake naturali di Virginia fatti a mano in Cumbria; organizzare il viaggio in Giappone, prenotare, valutare, ritirare documenti e leggere consigli; andare a scattare foto a una fantastica sciroccata con raffiche da venti metri; provare la digital nuova e scoprire di avere fatto tutto sommato un ottimo acquisto; scrivere e spedire lettere e fotografie a chi non se le aspetta; suonare la tromba; prendermi cura dell'Insetto Scoppiettante, andarci in giro e raggiungere finalmente la soglia dei cinquantamila chilometri; dedicarmi alla cucina; vedere degli amici, fare due chiacchiere, comprarmi dei calzini, sbrigare faccende arretrate.
Oltre a questo, tutta una serie di piccole cose che non sto a elencare e che inevitabilmente vengono risucchiate anche solo da quei cinque minuti che impiegavo per leggere una nota o commentare una delle tante cazzate autoconclusive che su Facebook pullulano.
Non significa che abbia fatto il salto, che non mi faccia più vedere o sentire su Facebook.
Significa solo che mollerò un po' la presa, che allenterò il ritmo e che cercherò di dedicare più tempo e attenzione alle mie cose e meno a quelle degli altri.
Ci voleva.
A presto.

venerdì 17 settembre 2010

Raccolto 2010!

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Quest'anno, nonostante la moria di una decina di vasi di Naga per una distrazione stupida, il raccolto è stato abbondante e soddisfacente. Qui una prima panoramica dei frutti colti la settimana scorsa, e sulle piante ne stanno maturando altri. Dall'alto a sinistra, in senso orario:
Turk Biber verdi, dolci; gli strani simil-Cayenna che sono nati dai semi dell'Habanero Orange e che disgraziatamente non sono quasi per nulla piccanti; Hot Cherry, da riempire; Bangladesh, poco piccanti ma profumatissimi; Bishop's Crown, che andranno a fare compagnia ai ciliegini; Cayenna, molto buoni per uso comune; Fatali, giallissimi, che sono ultraprofumati e pare abbiano trovato il clima ideale; i terribili Naga Bhut Jolokia, che si riconfermano gli dèi del piccante e che sdraiano anche le boccucce più allenate; infine ancora Turk Biber rossi, buonissimi e mediamente piccanti, personalmente li consumerei come si fa col tabacco da masticare...!

Come farei se non ci fosse Elena, la mia ortolana preferita? E pensare che lei il piccante non lo tollera nemmeno tanto...! Grazie, Tarpona :-)

Di seguito alcune altre foto di dettaglio. E ora si apre la stagione dei chutney e del vindaloo!
(Cliccate sulle immagini per ingrandirle)

I biber verdi in Turchia li mettono ovunque. In padella sono fenomenali.
i Fatali, gialli e sani, al centro.
Bangladesh: dal punto di vista del sapore uno dei migliori
Fatali e Naga Bhut Jolokia: hardcore!
I saporitissimi turchi, nati da seme di macinato preso al Gran Bazaar di Istanbul!
il bellissimo picciolo concavo del Bangladesh

venerdì 18 giugno 2010

Una pizza per Capa

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Pizza, birra, caffè: 16 euro, anche senza Mastercard.
Prenotare il tavolo per la pizzata del gruppo flickr a nome "Robert Capa": non ha prezzo.

Ci sono cose che non si possono comprare, e datemi retta, alle bischerate non c'è mai fine ;-)

la telefonata:

"Buongiorno, vorrei prenotare per stasera, per cinque persone, alle 21.15"
"Va bene, stasera, cinque persone, 21.15. a che nome?"
"Robert Capa"
"Come scusi?"
"Capa"
"Capa?"
"Sì, Capa... Capa, come... come la testa!"
"Ah, Capa. D'accordo, a stasera"

La prossima volta provo con Henri Cartier-Bresson o dite che è troppo difficile?

giovedì 3 giugno 2010

gimme money ameriàno ai mécchiu fàcche

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Cosa vi devo dire? L'ovvio? E' proprio necessario dire quanto sia stato ganzo il concerto di Bobo Rondelli ieri sera? Sì, ganzo, perché con personaggi come Bobo e i suoi musicisti non è che ci si possa tanto sperticare su aggettivi propri delle recensioni colte, della scrittura brillantemente asettica di certi quotidiani o della banale e pudica cronaca.
Sono stati ganzi e lo ribadisco. Un concerto che si può senza ombra di dubbio definire tale, per intensità, per professionalità e perché no, anche per la durata, visto che al giorno d'oggi capita facilmente che grandi nomi si presentino sul palco per un'oretta scarsa a fronte di svariate decine di euro di biglietto. E in questa serata tra amici - perché in definitiva con loro è un po' come essere ar barre - si sono alternate le ballate malinconiche e commoventi, in quelle corde tristi così consuete tra gli artisti livornesi, e momenti di irrefrenabile scazzo, la denuncia sociale, la poesia, l'amore e il turpiloquio cialtrone ma pur sempre tollerato perché - si sa - siamo tanto 'gnoranti e per noi va bene così. Dubito che presentare uno spettacolo del genere a Udine o a Caserta riscuoterebbe lo stesso successo, lo sbraitare della folla, i bimbi che urlano e gli applausi che scrosciano. Ma a noi del resto, come direbbe Bobo, cimportanaséga, e grazie al cielo per ora si pol di' cosa ci pare.
Come sul finire del secondo bis per esempio, in una bellissima "gimme money" dei bei tempi andati, quando Bobo s'è lanciato in un'invettiva antimilitarista piuttosto colorita, invitando tutti questi simpatici signori della guerra preventiva e portatrice di pace e democrazia, ad "andasselo a stronca' nel culo tra loro"; cosa che, personalmente, mi sembra l'unico consiglio sensato da dare.
E sentire i bimbetti dietro a me che cantavano tutte le canzoni, anche quelle vecchie degli Ottavo Padiglione, un po' m'ha fatto sperare nel meglio. E se il meglio 'un viene, dé, ci si pupperà.

Bobo suona, canta e scazza con:
Dimitri "Dinamitri" Grechi Espinoza, l'uomo che coi glissati mi fa perdonare il sax
Steve Lunardi, birbante violinista a sonagli
Filippo Gatti, che se oltre a suonare chitarra e basso cantasse anche lui, stupirebbe tanti di voi
Simone Padovani, abile percussore di scatolette e bussolotti
Fabio Marchiori, che solo a vederlo suonare insieme le tastiere e la melodica mi commuovo

Ah, dimenticavo: i cd comprateli, ne vale la pena. Anche se Bobo dice che a lui glimportaunaséga e li potete masterizza', ma sotto sotto 'un è vero, e le bollette arrivano anche a lui!

venerdì 28 maggio 2010

Yashica Partner

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Eh sì, scatto anche con questa ;-)

venerdì 26 marzo 2010

Il primo lunedì del mondo

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E' uscito "il primo lunedì del mondo", il nuovo album dei Virginiana Miller e - ve lo devo dire? - era l'ora! L'uscita di fuochi fatui d'artificio qualche anno fa mi procurò shock sinaptici inattesi. Io me li ricordavo in una remota puntata di Help dei primi anni '90, di fronte a un lezioso Red Ronnie, con tutto il sapore della novità. Per me, sentire un gruppo che cantava di stazioni tirreniche al sole, era qualcosa di delirante; come se un pezzo di casa si fosse catapultato in pubblico, davanti agli occhi di tutti; come se quella stessa dorsale ferroviaria tirrenica su cui transitavo bisettimanalmente si fosse guadagnata per qualche arcano motivo un posto nell'immaginario collettivo italiano. Da allora, da quel primo bellissimo riferimento alla vita sulla west-coast toscana, il buio. Complice l'oscurantismo del mercato discografico e dei mezzi di comunicazione. Fatto sta che fino all'uscita di fuochi fatui d'artificio i Virginiana Miller erano svaniti dal panorama musicale collettivo pur facendone parte attivamente. Oggi che esce il disco nuovo non nascondo le mie speranze; confido nel fatto che un così bel lavoro, forte anche dell'interconnessione con il nuovo cinema italiano, possa farli emergere da "giù dove non si tocca".
Il primo lunedì del mondo è un'infilata di considerazioni che facciamo quasi tutti e che nessuno ha le palle o la voglia di esprimere apertamente; l'esternazione di ciò che siamo, di cosa ci condiziona, delle nostre speranze del cazzo e delle nostre ambizioni di mezzuomini. Eppure c'è spazio per la poesia, il gusto di giocare intelligentemente con le parole, l'armonia. Questo disco è una flebo di concetti necessari.
"Frequent flyer" apre il disco sconcertandoci, "Lunedì" - che è un capolavoro di arrangiamento - tronca col passato e ci dice di darci una svegliata, di spingerci oltre quelle "acque sicure" del pezzo successivo. Perché c'è spazio anche per i sentimenti, per le dubbiose corresponsioni emotive che aspettano "la risposta" e anche per le dichiarazioni incondizionate d'amore di quell'"angelo necessario" che urla disperato la propria onestà in un rapporto privo di equilibrio. E dall'altro lato, tutto sommato, ci siamo sempre noi, quella parte del nostro io che annaspa in un mondo di facili e cliccabili esternazioni per cercare di spiccare come mezzasega tra le mezzeseghe, con piglio d'artista o d'arguto intellettuale da bar. Non è vero che "l'inferno sono gli altri": quando ce ne rendiamo conto ci stiamo già dentro. Se ne esce? Non so. Forse attraverso il catartico e autodistruttivo processo che ci spinge verso la ricerca dell'"oggetto piccolo (a)", il premio per la nostra ottusa pervicacia, o tramite un'afasia indefinita, una stasi mentale da "cruciverba" che quantomeno ci anestetizza e non ci fa pensare al peggio. No, non sono io "il presidente", anche se la musica ricorda insistentemente quello che avrebbero potuto essere oggi gli Snaporaz se solo qualcuno avesse permesso loro di emergere. Non sono un cazzo, io. Nessuno di noi, di fatto, è un cazzo al giorno d'oggi. E se davvero pensiamo che "la carezza del papa" possa servire a far crescere meglio le nuove generazioni, a dare loro qualche chance, beh, ci stiamo sbagliando di grosso.
Anche un calcio nel culo fa bene.
Se non altro, con moderazione, ci sveglia dal torpore.
"E' la pioggia che va", storico pezzo dei Rokes eseguito "su commissione" come spiegano gli stessi VM, oltre a risollevarci da questo psicologico cazzotto nello stomaco, ci lascia tornare a sperare nel meglio.
E il meglio, per me, sarebbe che questo disco venisse ascoltato da tutti. Per riflettere.
Per goderselo, anche.

Il disco l'ho ascoltato e riascoltato sullo stream di Rockit.it, nei negozi fino al 2 aprile mi dicono che non lo si troverà. Mi toccherà fargli la posta; la volta scorsa furono oscuri complotti vaticani a frenare l'uscita, stavolta la stramaledetta SIAE. Poi dicono che uno se li scarica...

foto: Alessandro "RonJe" Melillo - Virginiana Miller, festival OndaSuOnda 2007, San Vincenzo

mercoledì 10 marzo 2010

La radio nel cervello

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Io ho un problema.
C'ho la radio nel cervello.
Cioè, non che pensi sempre alla radio, no; è che mi sono reso conto che per tutta la mia giornata, se non sto ascoltando della musica, c'è come un'emittente indipendente nel mio cervello che passa della musica e io l'ascolto. Magari passa pezzi che ho sentito una volta sola vent'anni fa, ma l'emittente ha buona memoria. Qualche tempo fa passava i Traveling Wilburys. Sospetto fortemente che il mio subconscio sia stato solleticato dal progetto "Traveling Camera" a cui partecipo, indetto dal gruppo "Fotografia Analogica Italia" su flickr e poi abbia elaborato nottetempo.
Fatto sta che stamani mi sono svegliato e li canticchiavo. A seguire sono passato a "Pretty Woman", mi pare logico no? Buon vecchio Roy.
Però la radio in testa è una bella cosa. A parte quando mi spaventa, dico.
Stamani infatti mi sono svegliato e la radio trasmetteva un criptico comunicato privo di commento musicale. Diceva:

MARJORIE BIONDO

e basta. "Chi diavolo è Marjorie Biondo", mi sono chiesto io. Nome allucinante. Come quella volta che mi sognai via di Santa Tolomea delle Molle a Sorpresa (è vero, non sto scazzando).
Mi alzo, preparo colazione, accendo Ubuntu e prima di guardare la posta cerco su Google.

Marjorie Biondo è la cognata di Fiorello.

TERRORE.

E chi diavolo l'aveva mai sentita nominare? Scopro che ha partecipato a Sanremo dieci anni fa, tra i giovani, è arrivata nona con un pezzo intitolato "Quello che tu hai", che cerco immediatamente sul Tubo.
Ascolto.
Guardo.
Nulla.
Io questa qui non la conosco!

La radio nel cervello è autonoma, forse è un impianto alieno, forse ce l'hanno tutti e va sbloccata, come un livello di un videogame, e io, a furia di cazzate, l'ho sbloccata.
Oppure sono matto.
Ma che differenza fa?
Per ora, tra l'altro, passa musica di gran lunga migliore di quella che si sente in FM o alla televisione...

venerdì 5 marzo 2010

Habanero White

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Lo scorso anno non ce l'ha fatta. E' cresciuta, la piantina, ma di frutti nemmeno a parlarne. Quest'anno però, complici il terrazzo chiuso e una potatura adeguata, nel mese deputato alla semina lei è già rigogliosa e sta mettendo foglie su foglie.
E' deciso: quest'anno Habanero White OVUNQUE!

lunedì 22 febbraio 2010

Flickr-birra!

2 commenti
Sono contento che, con tanta insistenza e grazie al nuovo impegno di Fabio siamo riusciti a trovarci per una birra. Il gruppo di flickriani piombinesi, quelli che trovate sul gruppo "Piombino (Steel Town)", per intendersi, ha ritrovato nuova vita col gioco dello stradario.
Per l'occasione avevo la biottica e qui trovate qualche scatto di una povera HP5+ tirata di due stop e fotografata con una D50 attaccandola allo schermo del computer col nastro da carrozziere...
E' un messaggio per tutti quanti: chi mi mostra un po' di pietà e si offre di scansionarmi i negativi come si deve??? Io c'ho già messo scatto e sviluppo, venitemi incontro!

Valerio e una micro-fetta di Alessio

 
Sergio e Fabio
  
 ri-Valerio, che presto (dice) comprerà una 6x6!

venerdì 29 gennaio 2010

Chutney N°5

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L'avevo detto io: è laureata in lingue, mi invita a mangiare la lingua, sarà buona senz'altro. Ma cosa fai, ti vuoi lasciar sfuggire l'occasione? Che occasione? Ma come che occasione? L'occasione di preparare un chutney piccante in cui tuffare i pezzi di lesso!
Ed ecco che, canticchiando per tutta la sera il tormentone di Lou Bega "Mambo number five" piano piano è nato il "Chutney number five" del Dr.Vindaloo. Rosso e porpora, screziato e speziato, principalmente cipolle rosse e pomodorini ciliegini. Dentro, un mix di cosette che a dirla tutta non credo mettereste mai insieme e che gelosamente mi tengo per me; del resto, scopro oggi, anche Lou Bega (al secolo David Lubega) è un bel mix: nato a Monaco di Baviera, da madre siciliana e padre ugandese ha trascorso l'infanzia a Miami e ora vive a Berlino...
La lingua era spettacolare. La coda che c'era insieme, idem. Non vi dico il brodo.
Quando uno è ggiòvane...
...a little bit of chutney is all I neeeeeeed...

lunedì 25 gennaio 2010

Dr. Vindaloo's Chutney

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Cosa regalare a un piccolo gruppo di amici che amano visceralmente il piccante infernale?
Non c'è nemmeno da pensarci: il chutney di Dr. Vindaloo.
Che sarei io.
Che da tempo faccio chutney con gli ingredienti più disparati e che a questo giro ho deciso di spingermi fino alla confezione e le etichette. Che diamine, è un regalo.
E annoto gelosamente nel libretto rosso, proveniente dal Gran Bazaar di Istanbul, tutti gli ingredienti delle varie misture.



Segrete, dolciastre, lievemente acidule, speziate e maledettamente piccanti.
Com'è che da un'innocente frutto e una manciata di ingredienti si riesca a tirar fuori la marmellata del diavolo lo lascio intuire; vi lascio immaginare le piante di Naga, di Habanero Red Savina, mentre ondeggiano nell'afa di agosto; i semi di cardamomo frantumati al coltello, le erbe fresche che aspettano di essere tritate e rinforzate da rakija e arak...
Tutto per un vasetto di felicità. :-)