sabato 28 febbraio 2009

Vindaloo

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E ieri sera Vindaloo. Il maiale nella foto stava allegramente godendosi un bagnetto di spezie, finocchio, peperoncino, aceto e yogurt prima di finire nella casseruola a rosolare con la sua stessa marinata.
Piu' peperoncino, piu' peperoncino; il Vindaloo deve essere infernale.
E pensare che nonostante si tratti di un piatto tipico indiano, se lo sono inventato i portoghesi. Vecchie sagome.
Ah, che felicita'.

Canon G9, low ISO setting, tripod, manual mode.

venerdì 27 febbraio 2009

Dolci, tenere euforbie

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Oggi strippo.
Ecco perche' scatto foto alle fioriere sul terrazzo e le torturo col post-processing, cosi', per vedere se strippano anche loro. Ci dovevo piantare i peperoncini, qui, ma come fai? Arrivi incazzato come una scimmia, hai frantumato un umidificatore in corridoio inondando tutta la casa di minute e taglienti schegge acuminate e acqua densa di calcare, la macchina si e' fottuta, la batteria sgonfia, eppure l'avevano cambiata venti giorni fa. Dicono che non c'e' dispersione. Pero' si scarica. Lo so io cos'e', e' posseduta. O forse sono io ad essere maledetto, chissa'.

Pero' stamani mi decido a tagliare quella stramaledetta erbaccia, zappettare e preparare un bel substrato soffice per i semi di Naga, il peperoncino piu' poderoso del mondo, vado in terrazzo, guardo le fioriere e che ci trovo? Ecco cosa ci trovo: delle euforbie innocenti e tenere, punteggiate da altri dolci fiorellini color indaco, che mi scongiurano, mi supplicano di non tagliarle.
Eccheccazzo, siete sleali. Vaffanculo, dolci erbette, ma lo sapete che c'ho una giornata di merda? Era sterminandovi che contavo di rilassarmi; peccato mi senta una merda a farlo... no, non posso. E' istintivo, prendo la G9 e scatto, e mentre mangio maltratto quello scatto intenzionalmente sovraesposto, tiro quelle curve, esaspero i livelli, schermo, brucio, spingo il contrasto. Niente. Non ne vogliono sapere. Maledettissime tenere euforbie.
Alla fine, la foto non e' poi cosi' male, sembra un rendering, ho tolto loro la verosimiglianza, la connessione con la realta', forse l'anima.
Sara' stato il doner kebap, sara' stato il çay, sara' stato maltrattare le tenere erbette ma ora non e' che me ne freghi piu' molto di tutto questo casino, della catasta di lavoro che c'e' allo studio e dell'inversamente proporzionale numero di persone a svolgerlo. Me-ne-fotto.
E ora scusatemi, ma devo annaffiare le mie euforbie, le mie dolci tenere euforbie.

lunedì 2 febbraio 2009

No Rain. Con ironia.

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Stasera tornavo a casa, dal lavoro.
Piove, con una fastidiosa intermittenza: a tratti nulla a tratti un muro d'acqua. Le auto che vengono contro di me procedono a stento e sollevano una nuvola d'acqua che, mischiata a quella che scende dall'alto, i tergicristalli non riescono a spazzare via. Cazzo, non vedo nulla. Niente. Si procede col radar, col sesto senso che il percorrere la stessa strada avanti e indietro ogni giorno da piu' di tre anni ormai ha impiantato nella mia testa. Sto quasi per decidere di fermarmi quando alla radio, nel casino della pioggia battente, distinguo due o tre note; bastano istantaneamente per capire di che pezzo si tratti. No, non ci credo. E' "No Rain", dei Blind Melon. Ed eccomi qui, nel bel mezzo del diluvio universale, con la voce incredibile di Shannon Hoon che continua a lamentarsi della totale assenza di pioggia con me, Melone Cieco per il fiume che mi scorre davanti agli occhi. Alzo il volume. A palla. E' surreale e bellissimo. La pioggia non la sento più. La voce di Shannon mi commuove, lui non c'e' piu' da un bel pezzo, un altro di quelli che hanno esagerato e un po' di polvere se li e' portati via. Il pezzo finisce, spengo la radio e d'un tratto finisce anche di piovere. Profetici? Ironici? Non so. So solo che sono felice, e che se ci fossero ancora i Blind Melon lo sarei ancora di piu'.